Fenrir's Dreams

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Erlkönig: Il Re degli Elfi

Chi cavalca a quest’ora per la notte e il vento?
E’ il padre con il suo figlioletto;
se l’è stretto forte in braccio.
Lo regge sicuro, lo tiene al caldo.

“Figlio, perché hai paura e il volto ti celi?”
“Non vedi, padre, il Re degli Elfi?
Il Re degli Elfi con la corona e lo strascico?”.
“Figlio, è una lingua di nebbia, nient’altro”.

“Caro bambino, su, vieni con me!
Vedrai i bei giochi che farò con te;
tanti fiori diversi sulla riva ci sono;
mia madre ha tante vesti d’oro”.

“Padre mio, padre mio, la promessa non senti,
che mi sussurra il Re degli Elfi?”.
“Stai buono, stai buono, è il vento, bambino mio,
tra le foglie secche, con il suo fruscio”.

“Bel fanciullo, vuoi venire con me?
Le mie figlie avranno cura di te.
Le mie figlie di notte guidano la danza,
ti cullano, ballano, ti cantano la ninna-nanna”.

“Padre, padre, in quel luogo tetro non vedi
laggiù le figlie del Re degli Elfi?”.
“Figlio, figlio mio, ogni cosa distinguo;
i vecchi salici danno un bagliore grigio”.

“Ti amo, mi attrae la tua bella persona,
e se tu non vuoi, ricorro alla forza”.
“Padre, padre, mi afferra in questo istante!
Il Re degli Elfi mi ha fatto del male!”.

Preso da orrore il padre veloce cavalca,
il bimbo che geme, stringe fra le sue braccia,
raggiunge il palazzo con stento e con sforzo,
nelle sue braccia il bambino era morto.

E’ una ballata composta da Goethe nel 1782 che si ispira ad opere precedenti ed al folklore del nord Europa. Venne musicata da Franz Schubert nel 1815 per piano e voce solista (lied).
Viene qui proposta la traduzione della ballata ad opera di Roberto Fertonani e la versione dell’opera di Schubert con Dietrich Fischer-Dieskau come baritono e Gerald Moore al pianoforte.

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